martedì 8 maggio 2012

Il cervello neutrale, il sesso c'entra poco

Tra un matematico e un violinista ci sono più differenze che fra un uomo e una donna. Fine della contesa?

Abilità mentali e pregiudizi
Il cervello neutrale, il sesso c'entra poco
Tra un matematico e un violinista ci sono più differenze che fra un uomo e una donna. Fine della contesa?

Chissà se queste ultime ricerche metteranno la parola fine a una discussione che va avanti da decenni, condita dalle alzate di scudi delle femministe e da posizioni diverse, fino alla polemica, fra psicologi, linguisti, neurologi. Al centro del dibattito, il cervello femminile: ha questo oggetto misterioso caratteristiche che lo distinguono da quello dell'uomo, per l'influsso degli ormoni e di altri fattori, ambientali e genetici, oppure le supposte differenze sono solo una «panzana» costruita da secoli di maschilismo? L'idea di un cervello «neutro» viene oggi rilanciata dagli studi sulle abilità mentali dei due sessi condotti dai neurobiologi e dai neurolinguisti. Ricerche finalmente raffinate e attente.
Come sintetizza Valentina Bambini, ricercatrice del Nets, il centro di neurolinguistica e sintassi teoretica della scuola superiore universitaria Iuss di Pavia: «Studiando con grande rigore la fluidità verbale e la ricchezza del vocabolario nell'uomo e nella donna, ovvero selezionando bene gruppi omogenei di individui per età e istruzione, si è visto che entrambi utilizzano in media 16.000 parole al giorno. Le differenze che si riscontrano nell'infanzia, con le bambine più precoci nell'apprendere il vocabolario, vanno scomparendo in età adulta».
Eh sì, perché finora si riteneva che la donna usasse un maggior numero di vocaboli, 20 mila al giorno, il doppio dell'uomo, e con maggiore disinvoltura, circa 250 parole al minuto contro le 125 dei maschi (la cosiddetta «parlantina») e se ne erano trovate giustificazioni biologiche. O meglio, basi biologiche, non fosse altro per il fatto che i neuroni (le cellule cerebrali) sono sensibili agli ormoni, il testosterone nell'uomo, gli estrogeni e il progesterone nella donna.
I lavori dei neurolinguisti rinforzano l'opinione di Catherine Vidal, neurobiologa dell'Istituto Pasteur di Parigi che si è occupata molto del tema e che insieme alla giornalista Dorothée Benoit-Browaeys ha scritto un libro di grande successo, «Il sesso nel cervello», pubblicato in Italia dalle edizioni Dedalo. «Contrariamente alle previsioni, non sono state riscontrate divergenze lampanti - scrive -. Su più di un migliaio di studi compiuti con la risonanza magnetica funzionale (tecnica in grado di rilevare quali aree cerebrali «lavorano» in un determinato momento, ndr), soltanto alcune decine hanno evidenziato con chiarezza differenze fra i sessi, meno marcate, comunque, di quelle fra il cervello di un violinista e quello di un matematico».
Così come è stata sconfessata l'idea che la donna sia più capace dell'uomo di fare cose diverse nello stesso momento, perché più brava di lui a utilizzare i due emisferi cerebrali contemporaneamente (la base biologica era stata trovata nel maggiore spessore del corpo calloso, il fascio di fibre nervose fra un emisfero e l'altro).
Ma chi si occupa delle influenze degli estrogeni sul cervello non demorde, come Adriana Maggi, direttore del Centro di eccellenza per lo studio delle malattie degenerative cerebrali dell'Università di Milano: «Gli studi sul cervello con la Pet, un esame che sfrutta i positroni (le antiparticelle degli elettroni) per fornire immagini indicative della sua attività, hanno rivelato che nell'ipotalamo, una sorta di direttore di orchestra dei rapporti fra centri nervosi e ghiandole endocrine, una piccola area, il nucleo sessuale dimorfico, è più sviluppata nel maschio. Fenomeno strettamente legato all'intensa attività mentale a sfondo sessuale dell'uomo (sembra che l'85 per cento degli uomini abbia fantasie erotiche ogni 52 secondi). Mentre nella donna risulta particolarmente attivo l'ippocampo, il centro del cervello che svolge un ruolo chiave nella memorizzazione delle parole. Potrebbe essere una delle ragioni per cui le donne manifestano una maggiore fluidità nell'eloquio e maggiore ricchezza di vocaboli».
Tutte queste differenze possono essere determinanti per il comportamento come possono non esserlo. Ipotesi quest'ultima, cara alle femministe, contrarie all'idea che la mente della donna risenta dei propri ormoni, visto come un nuovo pregiudizio per svilire l'identità femminile (chi non si ricorda il detto che la donna «pensa con l'utero»!). «Ma quale pregiudizio?», contesta la neuropsichiatra californiana Louann Brizendine, autrice di un best seller internazionale, «Il cervello delle donne», tradotto in Italia da Rizzoli. «Esistono studi che dimostrano come nelle prime due settimane dalla fine delle mestruazioni gli estrogeni agiscano come un fertilizzante sull'ippocampo, aumentando le connessioni nervose del 25 per cento, con conseguente maggiore lucidità e agilità mentale. Dopo l'ovulazione, c'è il calo degli estrogeni e la secrezione del progesterone elimina questi "ponti" aggiuntivi e il cervello delle donne in questa fase diventa torbido, più lento».

Forse gli ormoni influiscono, ma la questione centrale diventa poi quale rilievo si vuole dare a queste differenze. Torna in mente la vecchia storia del cervello femminile più leggero (pesa il 9 per cento in meno) di quello maschile, che fino agli anni Cinquanta veniva considerata la prova inconfutabile dell'inferiorità intellettuale del sesso debole. Fortunatamente i metodi moderni di indagine del cervello hanno rivelato che la donna, proporzionatamente al suo corpo, ha un cervello più piccolo dell'uomo, ma possiede lo stesso numero di cellule cerebrali, cento miliardi, una più una meno, «ammassate» perché costrette dentro una scatola cranica più piccola.
Non dimentichiamo che il cervello di Albert Einstein pesava solo 1215 grammi, al di sotto della media maschile, che è di circa 1350. Piccolo e, ciononostante, geniale. Con buona pace dei pregiudizi.

la crisi

Dirigente, 50 anni: 100 mila perdono il posto

Secondo l'Istat negli ultimi tre anni 1 su 5 senza lavoro

la crisi
Dirigente, 50 anni: 100 mila perdono il posto
Secondo l'Istat negli ultimi tre anni 1 su 5 senza lavoro
ROMA - Più di 100 mila dirigenti hanno perso il lavoro nel nostro Paese dall'inizio della crisi: circa uno su cinque. È la dura realtà riportata dai dati Istat sulle forze lavoro, da cui emerge che il numero degli occupati con profilo professionale di «dirigente» è sceso da 500 mila unità nel 2008 a 396 mila nel 2011, con una caduta del 20,8%. Un tributo notevole alla crisi, se si considera che tra il 2008 e il 2011 il numero complessivo di chi lavora è sceso del l'1,9%. La scure si è abbattuta su tutti, senza grandi differenze tra uomini (-21,5%) e donne (-19,7%). È possibile immaginare anche che abbiano risentito della contrazione tutti i comparti, dal pubblico al privato.
Un'idea la offre l'organizzazione dei manager e delle alte professionalità del terziario, Manageritalia, che sulla base dei dati Istat e Inps, ha calcolato la fuoriuscita dal mondo del lavoro di 54.500 manager tra il 2006 e il 2011, solo del settore privato. Di questi, ben 43 mila tra il 2008 e il 2011. Le previsioni per l'anno in corso sono al momento «piuttosto negative, perché dopo un lieve miglioramento in atto nei primi mesi del 2011, da settembre in poi l'acuirsi della crisi ha visto la crescita dei licenziamenti e la diminuzione delle assunzioni».
Un'emergenza che va a incunearsi in una situazione ben difficile, visto che i dirigenti del settore privato in Italia sono già pochi: 0,9% per dipendente contro il 3% di Francia e Germania. Secondo i dati di Manageritalia, ogni anno il 20% dei dirigenti privati esce dal contratto, il 52% si ricolloca in una funzione equivalente, il 4% come «quadro» e ben il 18% con contratti atipici, anche di co.co.pro. Negli ultimi anni sono aumentati i licenziamenti o accordi consensuali «spintanei»: se prima un 30% usciva per licenziamento e un 70% per scelta, oggi un 60% esce per licenziamento e un 40% per scelta.
«La difficoltà di ricollocarsi è un problema che, alla luce della recente riforma pensionistica e dell'innalzamento dell'età pensionabile, diventa ancora più serio - osserva Guido Carella, presidente Manageritalia -. Oltre al fattore personale e sociale c'è la dispersione di valide professionalità delle quali la nostra economia avrebbe bisogno». Ma quale può essere il rimedio? «Aiutare i manager a gestire sempre più attivamente il loro sviluppo professionale e la loro ricollocazione - risponde Carella -, ma anche far sì che le tante imprese ancora prive di presenza manageriale, soprattutto le piccole e medie, capiscano che devono avvalersi di queste preziose risorse per crescere».
Intanto dal 2008 esiste una norma che favorisce il ricollocamento dei dirigenti over 50 privi di occupazione, che possono essere assunti al minimo contrattuale (50 mila euro lordi annui), eventualmente ridotto del 20, 10 e 5% per i primi tre anni, ma con una percentuale di retribuzione variabile pari ad almeno il 50% e legata ai risultati.
Per il primo anno possono anche essere assunti con una contribuzione ridotta alla previdenza integrativa contrattuale.
Un accordo, sottoscritto nel 2010 da Manageritalia e Federmanager con il ministero del Lavoro e Italia Lavoro destina 10 milioni di euro ad aumentare la competitività delle aziende, soprattutto Pmi, attraverso l'inserimento incentivato di un dirigente disoccupato over 50. Alle imprese va un bonus di 10 mila euro per ogni assunto con contratto di dirigente a tempo indeterminato o determinato di almeno 24 mesi; di 5 mila euro per contratto di dirigente a tempo determinato di almeno 12 mesi o per contratto di collaborazione di almeno 12 mesi.

I probiotici funzionano davvero
«contro» gli effetti collaterali degli antibiotici

I fermenti lattici riducono il rischio di diarrea associata all’uso di questi farmaci. Lo yogurt li contiene naturalmente

nuovo studio
I probiotici funzionano davvero
«contro» gli effetti collaterali degli antibiotici
I fermenti lattici riducono il rischio di diarrea associata all’uso di questi farmaci. Lo yogurt li contiene naturalmente

ProbioticiProbiotici
MILANO - Si chiamano probiotici, fermenti lattici per gli amici: secondo la definizione dell’Organizzazione Mondiale della Sanità sono «organismi vivi che, somministrati in quantità adeguata, apportano un beneficio alla salute dell'ospite.» È necessario premettere che ci sono probiotici e probiotici: alcuni alimenti, come lo yogurt, li contengono naturalmente; ci sono poi integratori e derivati del latte arricchiti di probiotici; da ultime le vere e proprie preparazioni medicinali in capsule, fiale o bustine dove i fermenti lattici a dosi alte sono attivi in soluzione o liofilizzati. Bisogna anche aggiungere che sulla quantità adeguata e su benefici un po’ generici si gioca forse qualche equivoco a scopo commerciale. Mentre lo studio pubblicato sul Journal of American Medical Association ha indagato una situazione decisamente più circoscritta, la diarrea provocata dall’uso di antibiotici, e l’efficacia dei probiotici in capsule, fiale o bustine nell’evitarla. E il verdetto è favorevole.
COSA DICONO GLI STUDI - «I disturbi di stomaco o intestino, il più temuto dei quali è la diarrea, affliggono un paziente su tre che assume antibiotici. Questi farmaci turbano gli equilibri nel lume intestinale distruggendo la flora normalmente presente. In alcuni casi prendono il sopravvento germi nocivi come il Clostridium difficile e la diarrea può diventare particolarmente grave, specie in anziani e bambini». Siega Susan Hempel dell’Università di Santa Monica che ha diretto lo studio. «Almeno in teoria, la somministrazione di microrganismi probiotici è in grado di arginare questo fenomeno e alcuni studi già l’hanno dimostrato; con la nostra indagine abbiamo voluto confermarlo sui grandi numeri mettendo insieme i risultati pubblicati negli ultimi 30 anni». Nei 63 studi selezionati che comprendevano quasi 12.00 persone trattate con antibiotici, la frequenza della diarrea si è ridotta del 40% grazie alla somministrazione di fermenti lattici per 1-3 settimane, più o meno la stessa durata della terapia antibiotica. Il fatto importante è che si trattava sempre di studi controllati, quelli cioè in cui l’efficacia del trattamento, in questo caso la somministrazione di probiotici, in un gruppo di persone si ricavava dal confronto con un altro gruppo di persone con caratteristiche simili che non ricevevano alcuna medicina.
QUALI PROBIOTICI E A CHI - «Per spiegare in termini molto pratici l’entità del beneficio, basta dire che per risparmiare a un paziente un episodio di diarrea da terapia antibiotica, basta dare i fermenti lattici a 13 pazienti. Per chi ha un po’ di confidenza con la statistica medica sono numeri molto piccoli che giustificano ampiamente la prescrizione, tanto più che i costi sono ridotti e di effetti collaterali non si parla neanche» sottolinea la Hempel. L’indagine ha anche evidenziato che l’effetto preventivo sulla diarrea è presente sia nell’adulto sia nel bambino. L’efficacia in età pediatrica era già stata anticipata nel novembre scorso da una revisione della Cochrane Collaboration, la rete internazionale indipendente e no-profit che valuta criticamente l’efficacia dei farmaci e di altre terapie. Non emerge invece un chiaro beneficio per gli anziani, ma la studiosa precisa: «Molto probabilmente disponevamo di una casistica limitata e ci vorranno altri studi. Allo stesso non è stato possibile chiarire quale classe di antibiotici fosse più aggressiva e quale ceppo di probiotici fosse efficace.» Per ora bisogna accontentarsi di sapere che i fermenti lattici nel complesso funzionano; ricordando di prenderli a distanza di circa 2 ore dagli antibiotici che altrimenti potrebbero annientarli prima che colonizzino l’intestino.

«I governi e il calcio fermino il massacro»

Mobilitazione delle principali associazioni animaliste contro lo sterminio dei randagi in Ucraina in vista degli Europei

Sabato a roma
«I governi e il calcio fermino il massacro»
Mobilitazione delle principali associazioni animaliste contro lo sterminio dei randagi in Ucraina in vista degli Europei

Cane sopravvissuto a un incendioCane sopravvissuto a un incendio
MILANO – «I governi e il calcio fermino il massacro». E’ all’insegna di questo slogan che le principali associazioni animaliste italiane – dall’Enpa all’Oipa, dalla Lav alla Lega nazionale per la difesa del cane, passando per l’Arca, la Leal e la Leidaa dell’ex ministro Michela Vittoria Brambilla – si sono date appuntamento a Roma, sabato, per dire basta alla strage di cani randagi in Ucraina. Un Paese dove gli animali senza proprietario vengono rastrellati per le strade ed eliminati. L’eccidio, in atto da decenni nel Paese ex Sovietico, si è incrudelito assumendo un ritmo vertiginoso dopo che l’Ucraina, insieme alla Polonia, è stata scelta dalla Uefa qualche hanno fa quale sede ospitante delle partite dei Campionati Europei di Calcio.
VIDEO SHOCK - Saranno mostrati al pubblico video dall’Ucraina e personaggi noti interverranno con le loro testimonianze e le loro opinioni sui modi per fermare la strage. I partecipanti all’evento sono invitati a portare con sé i propri cani (in rappresentanza di quelli che vengono uccisi in Ucraina) e un pallone da calcio, simbolo dell’intensificazione e dell’imbarbarimento della strage degli animali senza padrone nelle città in cui avranno luogo le partite: Kiev, la capitale, Leopoli, Donetsk e Kharkiv.

Cane ucciso a fucilate (Cisternino  - Oipa)Cane ucciso a fucilate (Cisternino - Oipa)
SGARBO DIPLOMATICO - In Italia, una manifestazione nazionale contro l’eccidio ucraino sarebbe stata probabilmente indetta comunque perché il fischio dell’arbitro che darà il via alla prima partita ucraina degli Europei a Khrakiv il 9 giugno si avvicina. Ma la goccia che ha fatto traboccare il vaso è stato il contegno sprezzante dell’ambasciatore ucraino a Roma quando, alla fine di aprile, ha deciso, senza avvisare, di non presentarsi all’appuntamento ufficiale preso con alcuni esponenti del Consiglio Comunale capitolino, tra i quali Federico Coccia, delegato del sindaco alla salute degli animali, e con una delegazione di Oipa, Enpa, Lav e volontari del canile di Porta Portese che chiedevano con una speciale mozione la fine immediata delle uccisioni nel Paese ex-Sovietico. Al suo posto ha fatto trovare un funzionario di secondo livello che ha parlato di montatura politica contro l’Ucraina vedendo il materiale fotografico del massacro.
BOICOTTAGGIO - Di fronte a questo chiaro rifiuto al dialogo la delegazione romana ha lasciato gli uffici dell’Ambasciata promettendo di boicottare gli Europei e di continuare a mobilitarsi a favore dei cani con una grande manifestazione, quella organizzata a Roma per domani. A livello diplomatico è andata meglio ad Andrea Cisternino, fotografo di professione e delegato dell’Oipa a nella capitale ucraina, che sta documentando con dovizia di particolari la strage ormai da più di un anno. Il 30 aprile Cisternino ha avuto un colloquio con l’Ambasciatore italiano a Kiev, Fabrizio Romano, che si è reso disponibile a incontrare un ministro del governo ucraino o il sindaco di Kiev per mettere a punto strategie più umane ed efficaci per la gestione del randagismo.

Cani uccisi (Cisternino-Oipa)Cani uccisi (Cisternino-Oipa)
RANDAGI - Cisternino ha realizzato un libro fotografico con 180 immagini in bianco e nero scattate per le strade di Kiev in cui mostra tutta la sua sensibilità per il disagio in genere, indipendentemente dalla specie cui si appartiene. Il titolo è significativo della sua compassione per tutte le creature che soffrono: «Randagi. Storie di uomini e animali». L’opera può essere ordinata scrivendo a photoandycis@yahoo.it. Il ricavato sarà utilizzato per aiutare i cani di Kiev.
INTERROGAZIONE - Sempre italiana l’iniziativa dell’Eurodeputato dell’Idv Andrea Zanoni che ha presentato un’interrogazione alla Commissione Europea per chiedere che la Ue usi tutto il suo peso per costringere le autorità ucraine a fermare la strage rifacendosi all’articolo 19 del Trattato di Lisbona che definisce gli animali «esseri senzienti tutelati dalla legge dell’uomo». Zanoni si chiede anche quanto la Ue stia finanziando la Uefa e siccome i soldi della Ue sono soldi di tutti i cittadini europei, quanto questi ultimi stiano finanziando il massacro senza volerlo.

Volontari al lavoro Volontari al lavoro
FALSO STOP - Ma i metodi della diplomazia pare non servano molto alla soluzione del problema. Lo scorso 13 novembre il direttore per la raccolta dei fondi dell’associazione protezionistica britannica Naturewatch, John Ruane, ha avuto un incontro con il ministro dell'ambiente, Mykola Zlochevsky, che ha promesso di modificare la legislazione ucraina in materia di randagismo e di applicare una moratoria immediata sull’uccisione dei cani randagi. Naturewatch, dal canto suo, avrebbe fornito indicazioni sulle pratiche migliori per la gestione dei cani di strada e sulla costruzione di rifugi. Eppure, questo incontro si è palesato solo un mare di chiacchiere. Sulla carta, dal novembre 2011 è illegale uccidere i randagi ma l’eccidio è continuato e continua tuttora, senza che le autorità ucraine intervengano.
FORNI CREMATORI MOBILI - In Ucraina gli animali di strada venivano uccisi anche durante il periodo sovietico ma dopo la caduta dell’Urss la situazione si è aggravata. La società si divise in modo netto tra ricchi e poveri e così fu anche per i cani: dall’inizio degli anni Novanta ci sono animali che viaggiano in Mercedes a fianco dei loro proprietari e animali scheletriti e ammalati che vagano barcollando alla ricerca di qualcosa da mettere sotto i denti. Per uccidere i cani una società privata paradossalmente chiamata Shelter for Municipal Dogs (Rifugio per i cani municipali), profumatamente pagata e protetta dalla municipalità della capitale ucraina, utilizzava (e probabilmente ancora lo fa) fucilazioni sommarie di branchi, anche pacifici e accuditi da volontari, o dolorosissimi avvelenamenti, seguiti dalla costruzione di fosse comuni per i cadaveri che venivano poi ricoperti con colate di cemento. Dal 2009 allo scorso novembre nell’Ucraina Orientale le atrocità si sono spinte fino al limite della barbarie. Le municipalità di Mariupol e di Lisichansk hanno scoperto con orgoglio un metodo, a loro dire geniale e veloce, per sbarazzarsi dei randagi: un piccolo forno crematorio mobile dove gli animali venivano gettati vivi o agonizzanti. Il forno costava circa 20mila euro, una cifra che, impiegata diversamente, avrebbe permesso di sterilizzare migliaia di animali. Per fortuna, l’uso del forno è stato oggi proibito, così come è stato chiuso un sito Internet chiamato «l’ammazzacani», (vreditelyam.net), che dava consigli pratici su come uccidere i randagi con veleni o trappole fai da te.
FAI DA TE -Comunque, non sono solo le istituzioni, con i loro «dog hunter» (cacciatori di cani) a spargere la morte sulle strade ma anche tanti privati cittadini che operano soprattutto di notte. Il 6 gennaio scorso, per esempio, fuori Kiev, è stato appiccato il fuoco ai sei piccoli rifugi improvvisati che un volontario aveva costruito con grande sforzo per dare protezione a quaranta randagi dei quali si prendeva cura. Gli atti di violenza dei privati sono da imputare anche a una campagna mediatica istituzionale che ha sparso il panico sulla pericolosità dei cani e sulle malattie che questi potrebbero portare. Grave è la risposta delle autorità quando vengono interpellate sugli eccidi. Scelgono di negare e basta. Un esempio su tutti: la polizia di Brovarì, cui era stata portata dall’Oipa Ucraina una documentazione fotografica sulla fucilazione di alcuni randagi, non ha voluto ravvisare alcun illecito e non ha preso alcun provvedimento contro gli «ammazzacani».


Lo scudetto dell'imponderabile
A Trieste dalla tensione alla festa

Il 2-0 sul Cagliari in una delle partite più brutte dei bianconeri. Ma il finale è un rito collettivo





TRIESTE - Lo scudetto dell’imponderabile avviene a Trieste, città magica e mitteleuropea. Lo scudetto numero 28 (numero 30 per i dirigenti, giocatori e tifosi, che però, almeno nei primi momenti della festa non si fissano su questo, ci sarà tempo) della Juventus arriva con il 2-0 sul Cagliari, con un gol di Vucinic, decisivo come voleva Conte in questa fase finale di stagione, e con un’autorete (bella da un punto di vista tecnico, seppur iellata) di Canini.
Juventus: la marcia trionfale foto per fotoJuventus: la marcia trionfale foto per foto Juventus: la marcia trionfale foto per foto Juventus: la marcia trionfale foto per foto Juventus: la marcia trionfale foto per foto
DAL TUNNEL DELLA STORIA - È stata strana questa serata scudetto, con la festa esplosa veramente al 3-2 dell’Inter, nel finale, quando anche la compassata panchina della Juve scatta in piedi. È stata una festa non così partecipata come ci si aspettava. Lo stadio è semi-vuoto, dove sono tutti quelli che dovevano venire a festeggiare? Forse non ci credevano? La Juventus esce dal tunnel della storia dov’era finita nel 2006. Questo per lei è un nuovo inizio, come dice Antonio Conte.



A guardare questa festa neanche così esagerata, sembra che i tifosi della Juventus più che gioire per lo scudetto rifiatino, come se questo successo, questo titolo, il primo dopo la tempesta, più che da festeggiare sguaiatamente sia da conservare, da capire, da mettere via. Più che una festa è un rito catartico collettivo. Lo scudetto non è il significato, ma il mezzo per arrivarci: il significato è che la Juventus è ancora capace di vincere, non rischia di finire a contemplare gli annali, con il tempo inesorabile che passa.
Juve e Milan, il duello a distanzaJuve e Milan, il duello a distanza Juve e Milan, il duello a distanza Juve e Milan, il duello a distanza Juve e Milan, il duello a distanza
LA FIRMA DI CONTE - È stata una delle partite più brutte della Juve. Ma una finale, una partita come questa non può mai essere bella. Non c’è spazio per i ricami (visti anche dei palloni in tribuna) e neanche per Del Piero, nella partita scudetto. Però questo titolo l’ha vinto anche lui, eccome, come Buffon, perdonato e invocato dalla folla, come Pirlo e via così, con tutto l’equipaggio. È lo scudetto di tutti i bianconeri, ma il primo nome in calce è quello di Antonio Conte.

Ansaldo: "Perché proprio io?
Ero nel mirino e non lo sapevo"

La vittima, Roberto Adinolfi (59 anni), amministratore di Ansaldo Nucleare
 

Il manager interrogato dopo l'intervento: "Li ho visti,
ho preso il numero di targa"

MASSIMO NUMA
inviato a genova
Francesco, 20 anni, il secondogenito di Roberto Adinolfi, lo ha abbracciato. Gli hanno appena detto che il papà è fuori pericolo, che la prognosi è di 45 giorni. Il manager è ricoverato nella zona rossa del reparto di ortopedia e chirurgia d’urgenza del San Martino. Quarto piano.

È in una stanza sorvegliata da un nugolo di carabinieri e di investigatori dell'Antiterrorismo. La moglie lo ha raggiunto subito dopo l’agguato, neanche il tempo di indossare una giacca, cammina veloce dei corridoi del monoblocco, con un golf leggero e i pantaloni. Occhi pieni di lacrime, le mani che tormentano un fazzoletto. Francesco è stato il primo a soccorrere l’ingegnere dell’Ansaldo, padre di tre figli, aiutato dal portiere dello stabile di via Montello 19, Salvatore Sannino.

Qui, in ospedale, dopo l’operazione e la terapia nella camera iperbarica, gli inquirenti cercano di ricostruire gli scenari dell’agguato. Indagini a 360 gradi e tantissima cautela, prima di indicare la pista privilegiata da seguire. Ma la traccia potrebbe essere cercata forse nella centrale nucleare di Trino Vercellese, ferma da decenni.

Ansaldo si occupa dello smantellamento degli impianti, sfiorando anche la controversa questione del trattamento delle scorie, da alcuni mesi trasferite, con treni speciali, in un sito localizzato nel Nord della Francia, l’unico impianto europeo in grado di stoccarle e di renderle inerti. Questo è dunque l’unico filo rosso (per ora) che unisce la figura di Adinolfi alla galassia eco-terrorista.

Chi ha gestito e pianificato l’agguato al manager non ha rivendicato l’azione e lo stesso Adinolfi, nel corso dei primi confronti, subito dopo il ferimento ma anche dopo, nel tardo pomeriggio, superato il primo choc, ribadisce «di non aver mai subito minacce di alcun tipo». Né di «essersi mai accorto di essere seguito». Né lui, né la sua famiglia.

Il manager non ha mai perso lucidità. Ferito, ha chiamato la moglie e il chirurgo, Federico Santolini che è un suo amico personale, che l’avrebbe poi operato poche ore dopo: «Sono uscito di casa, ho superato il cancello, ho visto due persone strane, mi sono avvicinato alla mia auto e ho sentito lo sparo». Esploso dalla Tokarev calibro 7,62, costruita una quarantina d’anni fa in Urss. Un pezzo dell’eredità degli ex br, degli ex Prima Linea, rivisti dopo decenni nel corso degli scontri di piazza? Non ci sono conferme ufficiali. Vecchie armi, dimenticate per decenni in nascondigli sicuri, localizzati - pare - anche tra Liguria e Toscana, persi nei paesi dell'Appennino.

Adinolfi, da terra, è riuscito a segnare i numeri di targa dello scooter nero, Yamaha T-Max, rubato due mesi fa nel quartiere di Marassi, e tenuto al coperto sino al momento dell’azione. Niente polvere, nientre tracce della pioggia degli ultimi giorni e lo scudo anteriore lavato di recente. Gli investigatori della Polizia Scientifica lo stanno esaminando, cercano le impronte.

I due avrebbero lasciato un altro scooter, nello spazio vicino ai contenitori dei rifiuti, dove - alle 8 di una mattina qualsiasi - non c’è mai un posto libero.Il racconto dell’ingegnere, sentito anche dal pm Silvio Franz, è preciso, utile per ricostruire nel dettaglio tutte le fasi dell’agguato: «Avevano giubotti scuri, caschi integrali, forse guanti». La Tokarev è una semi-automatica e, sull’asfalto di via Montello 19, l’unico bossolo recuperato è lì, nel piccolo cerchio disegnato dal gesso bianco, a 30 centimetri dall’altro cerchio, quello che delimita le tracce di sangue. L’azione è durata, complessivamente, alcuni minuti, compreso l’appostamento che non è sfuggito a un paio di testimoni.

Uno, il portiere del condominio, Salvatore Sannino, spiega di aver «sentito gli spari, sembravano petardi, ho subito soccorso l’ingegnere che era caduto a terra, ho chiamato l’ambulanza...». Ma Giovanni S., un residente della zona, afferma: «Ho visto bene i due sullo scooter, snelli, vestiti di scuro. Erano fermi qualche metro prima del cancello, con il motore acceso. Come se aspettassero qualcuno».

Il numero di telefono e l’indirizzo della famiglia Adinolfi è sulle Pagine Bianche. E poi il manager, da anni e anni, non ha mai cambiato abitudini: «Sono uscito, come sempre, con la mia valigetta, in mano avevo le chiavi dell’auto e il cellulare». Gesti mille volte ripetuti, in modo meccanico. Un agguato facile, senza ostacoli. Il 19 è nel tratto a doppio senso di via Montello, quartiere Manin, in collina. Il centro è a poca distanza, con innumerevoli via di fuga.

In attesa della rivendicazione, gli investigatori gelano le speranze di una facile e rapida soluzione: «Indagine lunga, molto complessa».

Israele, no al voto anticipato
Kadima entra nel governo

Il nuovo governo resterà in carica fino al termine della legislatura (novembre 2013) e provvederà fra l’altro a varare una nuova legge sul reclutamento dei giovani ortodossi ed arabi (che sono esentati dal servizio militare) ad un servizio civile obbligatorio.

Netanyahu e Mozaf sorprendono il Parlamento: nella notte il sì all'esecutivo di unità nazionale

roma
Con una mossa che ha lasciato sbigottiti anche i dirigenti dei rispettivi partiti, il premier Benyamin Netanyahu (Likud) e il leader dell’opposizione centrista di Kadima, Shaul Mofaz, hanno deciso nottetempo di formare un governo di unità nazionale che comprenderà oltre 90 dei 120 deputati della Knesset. Di conseguenza le elezioni anticipate - che dovevano avere luogo a settembre e che ieri erano state già approvate in prima lettura alla Knesset (parlamento) - sono state annullate. «Non ricordo di aver mai vissuto una notte talmente drammatica alla Knesset» ha ammesso un ministro del Likud, dopo essere stato aggiornato da Netanyahu dell’ingresso di Kadima al governo. In base alle intese - che saranno illustrate in dettaglio da Netanyahu e Mofaz nella mattinata di oggi - il nuovo leader di Kadima (subentrato due mesi fa a Tzipi Livni) fungerà da vicepremier e parteciperà (assieme ad altri otto ministri) alle consultazioni del Consiglio di difesa del governo, dove vengono prese le decisioni più delicate.

Il nuovo governo resterà in carica fino al termine della legislatura (novembre 2013) e provvederà fra l’altro a varare una nuova legge sul reclutamento dei giovani ortodossi ed arabi (che sono esentati dal servizio militare) ad un servizio civile obbligatorio. Dovrà inoltre mettere a punto la difficile finanziaria per il 2013, che si prevede sarà impostata a criteri di austerità. Al di là delle questioni interne, gli analisti già si interrogano se la mossa a sorpresa di Netanyahu e Mofaz (un ex capo di stato maggiore) sia da collegare piuttosto alla eventualità di un attacco di Israele alle infrastrutture nucleari sviluppate dall’Iran. Ma su questo punto nessuno dei deputati del Likud e di Kadima ha voluto per ora esprimersi.

Da oggi l’opposizione parlamentare sarà guidata dal partito laburista di Shelly Yehimovic, che ha appena otto seggi in parlamento.

Male Pdl e Lega, trionfano i grillini
Il Pd: noi in crescita, sfida a Palermo

 

L'affluenza è in calo del sette
per cento, Viminale preoccupato
Il Carroccio si consola con Tosi
E il governo non commenta

FRANCESCA SCHIANCHI
roma
Quando, alle tre del pomeriggio, si chiudono le urne e si diffondono i primi exit poll, un dato emerge subito da questa tornata di amministrative: il successo, oltre le aspettative, di Beppe Grillo e del suo Movimento 5 stelle. Oltre a un altro elemento, diffuso dal ministero dell’Interno: affluenza al voto in calo di circa il 7% rispetto alle ultime consultazioni.

«Il centrosinistra è avanti in 17-18 comuni, il centrodestra in otto», interviene in serata il leader del Pd, Pierluigi Bersani, «non è vero che hanno perso tutti, noi siamo avanti», rivendica la tenuta del suo partito, che pure non sfonda. A risultati non ancora definitivi appare sicuramente evidente il crollo del Pdl, escluso dai ballottaggi del 20 e 21 maggio a Palermo, a Genova, a Parma: «Registriamo una sconfitta», ammette il segretario Alfano.

La Lega non arriva al secondo turno a Monza come a Como, sprofonda nel Varesotto dov’è nata, perdendo dopo 19 anni anche Cassano Magnago, paese di Bossi: può consolarsi solo con il trionfo del suo sindaco più amato, Flavio Tosi, come da previsioni già riconfermato ieri a Verona con oltre il 57%. «Non credo che se ci fossimo alleati col Pdl saremmo andati meglio», commenta Roberto Maroni, «il successo di Verona può rappresentare una fase nuova».

Non decolla il Terzo Polo, mentre chi colleziona percentuali a due cifre è il Movimento 5 stelle, che alle sei e mezza del pomeriggio conquista il primo sindaco della sua storia (a Sarego, in provincia di Vicenza, «la prima Terza Repubblica», gongola Grillo) ma soprattutto il ballottaggio a Parma, oltre il 19% al grillino Federico Pizzarotti che si gioca la città emiliana tra due settimane con il candidato del centrosinistra Vincenzo Bernazzoli, a circa il 39%. «Ci vediamo in Parlamento», esulta il comico, scatenato su Twitter.

Rischia di finire al ballottaggio anche il grillino genovese, Paolo Putti, che se la gioca sul filo del 13-14% con Enrico Musso, sostenuto dal Terzo Polo, contro Marco Doria, il candidato uscito vincente dalle primarie del centrosinistra, che viaggia sul 49% e sfiora l’elezione al primo turno. A Palermo, per anni cassaforte di voti del centrodestra, la sfida è invece tutta interna al centrosinistra: si ripresentano tra due settimane agli elettori l’ex sindaco degli anni Novanta, Leoluca Orlando, e il giovane vincitore delle primarie, Fabrizio Ferrandelli, staccato però di circa 25 punti. Complessivamente, dovrebbero essere 18 le città che vanno al secondo turno, mentre si avvicina una vittoria del centrodestra al primo turno a Lecce e Catanzaro e del centrosinistra a Frosinone, La Spezia, Taranto e Pistoia.

Ma un dato che non passa inosservato è quello dell’affluenza: quasi il 7% in meno di votanti rispetto alle precedenti consultazioni nei 768 comuni alle urne, si è passati dal 73,74% al 66,88%, con punte del 10,9% in meno in Emilia Romagna.

«Che ci sia disaffezione verso i partiti e le istituzioni è sotto gli occhi di tutti. Questo desta molta preoccupazione», ammette il ministro dell’Interno, Anna Maria Cancellieri. Il risultato delle elezioni è uno tsunami nel panorama politico, che ridisegna pesi e assetti: tanto da chiedersi se queste fibrillazioni avranno conseguenze sulla vita del governo. «Lo dovete chiedere ai partiti che ci sostengono», evita commenti la Cancellieri, «analisi semplicistiche sul governo, soprattutto quando si tratta di elezioni amministrative, non vanno fatte». Si astiene ovviamente da qualunque commento sul risultato delle urne il presidente del Consiglio, Mario Monti. Andrà avanti con la sua squadra come ha fatto finora, filtra semplicemente da Palazzo Chigi: saranno i partiti che lo sostengono, se vorranno, a prendersi eventualmente la responsabilità di una rottura. Oggi, a un convegno con il commissario europeo Olli Rehn, lui tornerà a occuparsi dei temi economici: debito della pubblica amministrazione verso le imprese e proposte sulla crescita.

lunedì 7 maggio 2012

"Addio posto fisso, lavoro da casa"
Avanza l'esercito dei wwworkers

In Italia cresce il numero dei "nuovi lavoratori della Rete". Un manuale racconta chi sono e come si sono 'inventati' una professione grazie alle nuove tecnologie. Tra testimonianze e consigli per capire come mettersi in proprio puntando tutto sulle proprie passioni di GAIA SCORZA BARCELLONA

CORAGGIOSI, creativi, indipendenti e pronti a 'buttarsi'. Sono i wwworkers, migliaia di persone che si mettono in proprio puntando sul web per diventare imprenditori e scommettendo solo sulle proprie forze (e finanze) per cambiare vita. A tracciare il loro identikit ci ha pensato Giampaolo Colletti in un libro che fotografa un fenomeno in continua crescita, quello dei nuovi lavoratori della Rete. La maggior parte ha lasciato il posto fisso per cambiare vita, altri si sono inventati una professione. Giampaolo stesso un bel giorno ha mollato tutto e, dimissioni alla mano, ha voltato pagina. Così, da dipendente di una grande azienda delle comunicazioni, a trent'anni si è riconvertito in comunicatore indipendente, passando dall'ufficio a una nuova web tv: un bel salto nel vuoto, insomma, per poi guardarsi attorno e scoprire che non era solo. E lo è sempre di meno. Lo racconta in Wwworkers - Come abbandonare il posto fisso e trasformare la propria passione in un lavoro online, (edizioni Gruppo24Ore, 18 euro), dal 7 marzo nelle librerie.

"Una tribù indistinta che fa business trasformando la propria passione in professione". Duemila persone si sono riconosciute e raccontate nel sito che ha fatto da apripista al libro 1 e sul quale sono ormai mappati più di duecento profili, una sessantina dei quali è finita bianco su nero. Non c'è bisogno di guardare all'estero per trovare i successi più clamorosi, perché "l'italianità" è proprio
uno dei punti forti di questo censimento. Si tratta perlopiù di microimprenditori, un popolo delle partite Iva che in molti casi si è imbarcato in start-up con costi di gestione bassi pronti a diventare profittevoli. Non senza buoni risultati.

Costi e benefici. In termini di introiti è ovvio che si tratta di cifre buone, ma non da capogiro. Lo stipendio medio calcolato per un wwworker va dai 1500 ai 3000 euro al mese. Un business degno di rispetto però se si considera che il primo ritorno, al livello personale, è la possibilità di riappropriarsi di se stessi e del proprio tempo. Anche se la modalità di lavoro basato sull'uso delle tecnologie tende spesso a impossessarsi delle ore che potrebbero essere libere. Ma se questo è il pegno da pagare, ben venga, purché il lavoro sia più una passione che un obbligo. La ricerca del "worklife balance" sta tutta nel "calibrare la propria vita personale con quella professionale". Che non significa lavorare meno, semmai lavorare meglio.

Le testimonianze. Lo dimostra il panorama di esperienze raccolte online. Tutte storie di imprenditorialità digitale con la voglia di lasciarsi alle spalle la crisi degli ultimi anni. Alessandro Carenza, 22 anni, si è reinventato dog-sitter dopo aver lasciato un lavoro da receptionist in una multinazionale del settore alimentare. La sua 'base' è Baubau.biz 2, dove offre disponibilità immediata 24 ore al giorno per portare i cani, su richiesta, nei parchi di Milano. Dalla passione per gli animali all'ambiente: Filippo Rubini, ventottenne con laurea in Ingegneria gestionale, dal 2006 produce e distribuisce buste ecologiche con fornitori in Cina e clienti in tutta Italia. Una scommessa ecologica che guarda decisamente avanti.

C'è anche chi ha riscritto tutto a metà copione. E' il caso dei wwworkers meno giovani, ma non per questo meno agguerriti. Timothy Sean O' Connel è uno di loro. Dopo un passato come direttore marketing, Tim ha deciso di lasciare tutto per vendere vino italiano online conquistando il mercato internazionale. Ai prodotti della terra è legata anche la storia di Sardiniafarm.com 3, la fattoria sarda gestita da Franca ed Emilio Concas, che in Rete hanno saputo mettere a frutto la loro esperienza di pastori. Dolci e formaggi tipici vengono da Girgei, a 70 chilometri da Cagliari, dove la famiglia ha un centinaio di pecore. Online se ne può adottare una e seguirla via webcam. Così oggi si può vivere di allevamento e web.

Internet a conduzione familiare, si potrebbe dire. Perché laddove il telelavoro delle aziende non ha attecchito, si fa largo il "family business", un punto di partenza per lanciarsi nel mondo del lavoro autonomo con le spalle coperte. In effetti, non stupisce che oltre il 60 per cento dei wwworkers è donna, spesso anche mamma. Basti l'esempio di un gruppo di madri che ha avviato con successo un'attività di consulenza e supporto per la maternità offrendo vari servizi, dai corsi pre-parto al baby-sitting.

Il vademecum. Certo, il percorso non è breve e nemmeno in discesa. Sono almeno cinque gli anni impiegati in media per fare decollare un progetto, non importa se basato su e-commerce, oppure se puntato sulla comunicazione. Per la maggior parte delle figure professionali di questo nuovo settore, internet gioca comunque un ruolo fondamentale. Un computer collegato in rete, per esempio, oggi permette di guadagnarsi da vivere come blogger giuridico, nail art stylist, web editor, personal shopper, wedding planner: si moltiplicano le declinazioni digitali di professioni che nel mercato tradizionale sembrano non avere più sbocchi. Ciò che manca, semmai, è la prospettiva a lungo termine per potere valutare la reale incidenza dei wwworkers sull'economia di scala. Ma considerando l'accelerazione delle nuove tecnologie, sarà difficile tornare indietro: queste esperienze sempre più diffuse di microimprenditoria dimostrano quanto l'occupazione stia cambiando in modo radicale. Ecco perché Giampaolo Colletti nel libro spiega, in dieci passi, come inventarsi un lavoro "fai-da-web": dalla pianificazione della fuga all'organizzazione della sopravvivenza.

Colosseo, torna la magia delle notturne
dalla cavea alle zone ipogee


Dopo il successo delle edizioni 2010 e 2011, visite guidate ogni giovedì e sabato fino ad ottobre: ingressi all'antfiteatro Flavio dopo le 20; nuova illuminazione


ARCHEOLOGIA
Colosseo, torna la magia delle notturne
dalla cavea alle zone ipogee
Dopo il successo delle edizioni 2010 e 2011, visite guidate ogni giovedì e sabato fino ad ottobre: ingressi all'antfiteatro Flavio dopo le 20; nuova illuminazione
Turisti in visita notturna all'Anfiteatro Flavio (Jpeg)Turisti in visita notturna all'Anfiteatro Flavio (Jpeg)
ROMA - L’effetto romantico, d’antan, con gli occhi all’insù, aspettando che qualcosa accada sopra l’Anfiteatro Flavio, poteva apparire come un ulteriore tuffo nella storia. Ma quella sorta di attesa illuministica, ripetuta già negli ultimi due anni, a ripresentarla nel 2012, si sarebbe rischiato di fare davvero notte tarda. Ma da oggi si cambia: non più una mongolfiera a fare luce sui percorsi interni estivi de La luna sul Colosseo, ma un vero e proprio impianto di illuminazione - dal 5 maggio e fino al 6 ottobre - tra cavea, ipogei e sotterranei del monumento.
Grazie alla Sovrintendenza speciale per i Beni archeologici di Roma, ogni giovedì e sabato, dalle 20,20 alle 24, si potrà visitare il Colosseo di notte. E per una pura combinazione astrale, questa stessa notte, tra sabato e domenica, sarà la più luminosa a causa della presenza della Super Luna piena.
Colosseo al chiar di luna Colosseo al chiar di luna Colosseo al chiar di luna Colosseo al chiar di luna Colosseo al chiar di luna Colosseo al chiar di luna
VISITE NEL SILENZIO - «In realtà, non stiamo parlando di una novità vera e propria, in quanto il sistema di illuminazione è sempre stato attivo, nei sotterranei anche di giorno, sia per la sorveglianza del Colosseo, sia per la manutenzione straordinaria del monumento», spiega Rossella Rea, direttore dell’Anfiteatro Flavio per i Beni culturali. «Ma una passeggiata serale all’interno dell’Anfiteatro è comunque un’esperienza affascinante, con quelle linee dell’arena che sembrano emergere nel silenzio regalato dall’attenuazione del traffico», aggiunge Rea.
Il Colosseo illuminato di notte per i turistiIl Colosseo illuminato di notte per i turisti
I DUE PERCORSI - I percorsi della terza edizione di visita della Luna sul Colosseo saranno due. «Il primo riguarderà la conoscenza del Colosseo, il secondo anche i sotterranei, compresi, in entrambi i casi, gli spazi espositivi permanenti dedicati alla storia del monumento», sottolinea uno degli archeologi di Pierreci, l’associazione da contattare per la prenotazione dei percorsi notturni.
Luci  sull'arena del Colosseo (Jpeg)Luci sull'arena del Colosseo (Jpeg)
NELLA TANA DEI GLADIATORI - Sarà interessante, dopo aver ascoltato la spiegazione sull’architettura dell’anfiteatro, un tempo ricco di rivestimenti e arredi marmorei - e la conferma viene anche dal ritrovamento di numerosi reperti in fase di scavo - dare un’occhiata al funzionamento dell’apparato tecnico che consentiva il sollevamento di uomini e animali dai sotterranei al piano degli spettacoli. Ecco, possiamo considerarlo come un antipasto alla successiva discesa negli anfratti segreti del Colosseo. Qui, volando sempre con la fantasia, potremo immaginare gli attimi che precedevano l’uscita nell’arena dei gladiatori e delle stesse bestie feroci, prima di sfidarsi in giochi e cacce cruente, tra munera e venationes. Ricordiamo che gli abissi del Colosseo, gli ipogei, sono visibili da due anni e mezzo, da quando sono stati riaperti al pubblico, ma passeggiarvi di notte avrà sicuramente un altro effetto.
Visitatori di notte alle Terme di Caracalla nell'estate 2010 (Eidon)Visitatori di notte alle Terme di Caracalla nell'estate 2010 (Eidon)
AL FRESCO DEL COLOSSEO - C’è un altro buon motivo, che, immaginiamo, scatterà nel prosieguo della bella stagione, per addentrarsi nel luogo dove si svolgevano numera e venationes: il naturale impianto di condizionamento dell’aria. «Il Colosseo, durante le sere d’estate, può regalare una circolazione d’aria assai rinfrescante», osserva Rossella Rea, la quale il Colosseo lo conosce a memoria, in ogni suo anfratto. E si spera che, presto, questa conoscenza dettagliata possa appartenere sia ai romani sia ai turisti: le guide in inglese e in italiano faranno il resto. Per la visita “semplice”, della durata di un’ora circa, il prezzo del biglietto è di 15 euro, per la completa, di un’ora e mezzo, 20 euro. Oltre al sito, è in funzione un numero di telefono (06.39967700) dove è possibile chiedere informazioni per prenotarsi in una delle magiche notti del Colosseo illuminato

Villa Leopardi, allarme abbandono
un tesoro architettonico che cade a pezzi


Il complesso affidato daROMA - Finestre murate, pareti imbrattate e sporcizia ovunque. È lo stato in cui versa Villa Leopardi, pregevole edificio di inizio Novecento nel cuore del quartiere Trieste. «Il villino è in questo stato da più di dieci anni - denuncia Andrea Signorini, consigliere del II Municipio, nel cui perimetro rientra l'immobile - Il problema, almeno a partire dal 2006, sembra essere un contenzioso tra la Comunità ebraica e la Fondazione Schneerson. Entrambe ne rivendicano l'affidamento in concessione da parte del Comune».
Secondo la ricostruzione del consigliere, infatti, l'allora amministrazione capitolina d'accordo con il presidente del Municipio Saccone, diede in concessione la struttura alla Fondazione ebraica Schneerson che avrebbe dovuto realizzare e poi gestire un asilo nido.
Villa Leopardi Villa Leopardi
INATTIVITA' E CAMBIO DI DESTINATARIO - «In un secondo momento, però, nelle carte del Campidoglio si parla di Comunità ebraica. Probabilmente - spiega Signorini - dovette trattarsi di un cambio di destinatario deciso dal Comune data l'inattività della Fondazione fino a quel momento». Ma secondo la Comunità ebraica, era la stessa Comunità la diretta destinataria della concessione, fin dall'origine: «Nelle carte, il Campidoglio parla in alcuni casi di Fondazione Schneerson probabilmente per una banale confusione, in buona fede, essendo la Schneerson una onlus comunque legata al mondo ebraico».
LA CONTROVERSIA - Ed è proprio a partire da quei documenti che nasce la controversia tra Fondazione Schneerson e Comunità ebraica, giunta ora anche in tribunale, come conferma il presidente della Comunità ebraica di Roma Riccardo Pacifici: «E' del febbraio 2012 la notizia di un ricorso al Tar da parte della Fondazione». Secondo Pacifici è solo la Comunità ebraica il soggetto giuridico competente ad interloquire con le istituzioni: «Ed è stato stabilito chiaramente con il Campidoglio nel dicembre 2011. La Scheerson è un'associazione privata che opera nella nostra città, alla quale, una volta riconosciuta la titolarità della concessione in capo alla Comunità, eravamo comunque disposti a dare in uso Villa Leopardi per la realizzazione di una scuola per l'infanzia».
Scritte sui muri dietro il cancello di Villa Leopardi Scritte sui muri dietro il cancello di Villa Leopardi
ACCORDO LETTERA MORTA - Nel 2009 infatti sembrava che i due soggetti avessero raggiunto un accordo, rimasto però lettera morta, come racconta il responsabile della Fondazione Schneerson: «Sono sorte altre controversie, hanno cominciato a porre nuovi paletti ma noi, da statuto, dobbiamo essere completamente indipendenti. E di questo dobbiamo dar conto ai numerosi sostenitori e donatori che ci fanno andare avanti. Il nostro più grande rammarico è che, intanto, le numerose famiglie a cui avevamo promesso un posto decoroso in cui mandare i loro bambini sono in attesa da anni».
SENZATETTO E RISCHIO CROLLI - Mentre la querelle va avanti, il degrado dell'edificio - con evidente rischio di crolli - sta diventando un problema per cittadini e residenti. Passeggiando su via Nomentana ci si imbatte in un villino abbandonato, facile dimora per senzatetto che spesso vi trovano rifugio nella notte, come sospettano gli abitanti della zona che frequentano il parco adiacente. La villa è infatti immersa in un giardino di circa 2 ettari, attrezzato con giochi per bambini e una biblioteca comunale molto attiva, che organizza proiezioni di film, presentazioni di libri e attività ludiche per i più piccoli. Dall'interno del parco si accede ad un Centro per anziani, molto frequentato, con oltre 700 iscritti.
«È un vero peccato che la villa sia ridotta in questo stato - spiega, indignata Antonietta, una delle anziane signore che conoscono bene la zona - Si tratta di un edificio di pregio e sono diverse le attività che vi si potrebbero organizzare».
l 2006

Cinque Terre ritrovate

Da Vernazza a Riomaggiore, i borghi sulla riviera di Levante si rianimano a pochi mesi dall'alluvione. Via i detriti, riaprono trattorie, b&b e le bellissime passeggiate vista mare

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CINQUE TERRE, LUOGHI ROMANTICI
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A meno di un anno dall’alluvione, le Cinque Terre si rianimano. Già a fine marzo Vernazza, spazzati via 60.000 metri cubi di detriti, riceveva in visita il presidente Giorgio Napolitano. Poi, in una gara di sforzi e solidarietà tra abitanti e volontari arrivati da tutta la Penisola per salvare quei gioielli di natura e cultura classificati dall’Unesco Patrimonio dell’Umanità, hanno seguito a ruota Manarola, Corniglia, Monterosso e Riomaggiore. Pian piano, a tratte scaglionate fino a settembre, riapre anche la rete di sentieri del Parco Nazionale delle Cinque Terre (www.parconazionale5terre.it), passeggiate dalle quali si gode una vista incomparabile sul mare.

Bastano scarpe comode e abbigliamento sportivo per percorrere la Via dell’Amore, la tratta più famosa, adatta a tutti, che collega Riomaggiore a Manarola. Lungo il tracciato scavato nella roccia si può fare un sosta al Bar dell’Amore (tel. 0187.92.10.26): al crepuscolo, è il luogo giusto per un cocktail davanti al calar del sole. Tra i primi sentieri a riaprire, il numero 1, noto come alta via delle Cinque Terre, sul crinale che da Portovenere arriva a Levanto. Sono 40 chilometri che richiedono circa 12 ore di cammino, dai quali si dipartono sentieri che scendono al mare.

Una delle tratte più panoramiche il sentiero 3 – dal Colle del Telegrafo scende a Riomaggiore in 90 minuti. I più pigri possono salire al Santuario della Madonna di Montenero a piedi e proseguire fino al Colle con il pullmino elettrico, oppure fare tutta la salita col pullmino da Riomaggiore, recuperare le forze al ristorante del Colle Del Telegrafo con un bel piatto di paranza (qui l’agenzia del parco organizza corsi di cucina ligure per due con biglietto a/r del pullmino e pranzo degustazione, 90 euro a persona, www.agenziaviaggi5terre.it) e scendere a piedi di nuovo a Riomaggiore.

Da Manarola, seguendo il sentiero 6 tra orti e vigneti nella valle del rio Groppo si raggiunge Volastra, a 340 metri sul mare. Lungo il percorso vale una sosta la frazione del Groppo, sede della cantina sociale delle Cinque Terre (www.cantinacinqueterre.com, degustazioni da 5 €). Nel corso dei secoli Volastra ha mantenuto l’aspetto originario, con le case disposte in due semicerchi concentrici, e dormire qui significa svegliarsi davanti a panorami incredibili. Come al B&B Il Vigneto, sei camere e una bella terrazza dove viene servita la prima colazione. Molto graziose anche le dieci stanze dell’Albergo Luna di Marzo, arroccato su una collina coperta da viti con panorama sul golfo.

Nel punto più alto dell’abitato di Volastra si staglia la chiesa di Nostra Signora della Salute, una delle tappe della via dei Santuari. Di fronte all’edificio religioso parte il sentiero 6d a mezza costa tra le vigne, che interseca il 7a per raggiungere Corniglia, l’unica delle Cinque Terre simile a un paesino di montagna, con portali in arenaria e case più basse, diverse da quelle degli altri borghi. Da una parte si affacciano sulla strada principale, via Fieschi, e dall’altra sul mare. Punto panoramico, la terrazza del ristorante La Posada, dove ci si delizia con acciughe al limone, moscardini, bruschetta con i pomodori dell’orto. Hanno anche camere in stile provenzale, da 80 euro. Per dormire nel cuore del borgo, il B&B Le Terrazze ha tre appartamenti arredati con gusto.

Da Corniglia si scende la lunga scalinata fino alla spiaggia di ciottoli e alla stazione ferroviaria. Quattro minuti di treno e si raggiunge Vernazza. Chi è allenato può arrivarci in due ore a piedi imboccando, prima di entrare a Corniglia, il sentiero azzurro, tracciato costiero più amato della Liguria con muretti a secco, terrazzamenti, vigne, monorotaie usate dagli agricoltori. Vernazza, da sempre la più fotografata, è stata anche la più distrutta dall’alluvione. In pochi mesi si è risollevata e oggi è anche più colorata: il giorno dell’Epifania 50 artisti italiani e internazionali si sono dati appuntamento per dipingere porte, saracinesche e portoni provvisori del centro storico.

Chi viene dal monte, all’imbocco delle prime abitazioni del paese, incontra in posizione dominante la Torre Preteccia, da cui si abbraccia in un colpo d’occhio tutto l’abitato, i resti delle fortificazioni genovesi, la piazzetta, il porticciolo e la parrocchiale di Santa Margherita d’Antiochia. Della tragedia rimane qualche traccia: la spiaggia del porticciolo ingrandita dai depositi portati dall’acqua, alcuni esercizi ancora chiusi, ma il morale è alto e l’organizzazione al top: l’Associazione Onlus Vernazza Futura che si occupa di trovare risorse per la rinascita ha avuto l’autorizzazione ufficiale di chiedere il 5 per mille (il codice fiscale è 01348950112).

Per deliziarsi il palato, paccheri al sugo speziato di triglia o il fritto misto di paranza del Ristorante Gambero Rosso, o i muscoli ripieni della Taverna del Capitano, entrambi sulla piazzetta. Si prenota la tavola più esclusiva delle Cinque Terre, apparecchiata in una miniterrazza a strapiombo sul mare, al Ristorante Belforte, nella torre. Salendo una ripida scalinata si arriva a una delle antiche case di Vernazza, completamente ristrutturata: è La Malà Camere di Charme. Bianco, luce e pezzi di design arredano le 4 stanze. Nel rione Fontavecchia a luglio riapre l’affittacamere Fontanavecchia (via Gavino 15, cell. 333.45.49.371, tel. 0187.82.11.30, doppia b&b da 80 euro).

Da Vernazza, percorrendo per due ore il sentiero azzurro, si arriva a Monterosso, borgo marinaro in un’insenatura circondata da colline coperte da uliveti e vigneti. Qui i danni dell’alluvione sono quasi del tutto scomparsi. Nel centro storico si mangiano ottime crudité di pesce al ristorante Il Pozzo (tel. 0187.81.75.75, www.alpozzoristorante.it) o ravioli di pesce e crostacei saltati in padella al ristorante Via Venti (tel. 0187.81.83.47, www.ristoranteviaventi.it).

Strategico dormire alla Casa dei Limoni (via Soviore, Località Balanello, tel. 0187.81.83.49, cell. 327.40.17.816, www.casadeilimoni.it, doppia b&b da 170 €), sei camere di charme (tutte con wi-fi): si raggiunge in soli 5 minuti a piedi dal centro di Monterosso ed è all’inizio del sentiero 9 per salire, in un’ora e mezza circa, al Santuario di Soviore, uno dei più antichi della Liguria. Dal piazzale della chiesa, punteggiato di lecci secolari, lo sguardo spazia sul golfo di Monterosso e Punta Mesco. Da qui, un raccordo porta al sentiero 8b con il quale si raggiunge, in circa 90 minuti, il santuario della Madonna di Reggio, con il cipresso secolare più vecchio della Liguria. Si scende poi a Vernazza lungo il tracciato 8 in 30-40 minuti di cammino.

Altra meta molto ambita dai trekker è Punta Mesco. Per goderne al massimo lo spettacolo, con i ruderi dell’Eremo di Sant’Antonio (XI sec.), si può salire da Levanto lungo il sentiero 1 (ma la discesa su Monterosso è poi più faticosa) o imboccare il percorso un po’ più ostico da Monterosso, ma con discesa più semplice a Levanto. Per ritemprarsi si termina la gita davanti al pesce al sale del Ristorante Oasi (piazza del Municipio, tel. 0187.80.08.56).

Info utili: alle Cinque Terre si va con il treno(un efficiente servizio regionale collega in pochi minuti le cinque stazioni), oppure si raggiungono i borghi via mare (www.navigazionegolfodeipoeti.it). Dormire e mangiare: tutti gli indirizzi.

Da Ötzi il sangue umano più antico

Grazie alla nanotecnologia rilevata la presenza di globuli rossi sulle ferite della mummia del Similaun

Risale a oltre 5 mila anni fa
Da Ötzi il sangue umano più antico
Grazie alla nanotecnologia rilevata la presenza di globuli rossi sulle ferite della mummia del Similaun

La ricostruzione di Ötzi (da Museo archeologico dell'Alto Adige)   La ricostruzione di Ötzi (da Museo archeologico dell'Alto Adige)
MILANO - Sangue umano di 5 mila anni fa, il campione più antico a disposizione della ricerca. Manco a dirlo è ancora una volta Ötzi, la famosissima mummia emersa dal ghiaccio a fornircelo. Finora però, nonostante Ötzi sia la mummia più studiata al mondo (è stato decifrato tra l’altro il suo Dna e sono stati ricostruiti i suoi ultimi pasti dai residui di cibo conservati nel suo intestino) del suo sangue non si era ancora trovata traccia. Eppure l’uomo morì per un fatto di sangue, colpito da una freccia conficcatasi nella sua schiena e probabilmente dopo una violenta colluttazione con i suoi nemici che lo seguirono in alta quota sul ghiacciaio del Similaun in val Senales. Le analisi dell’aorta però non avevano portato ad alcun risultato. Ora un team italo-tedesco, composto da ricercatori dell’Eurac di Bolzano e della Technische Universität di Darmstadt in Germania, ha rivelato, grazie all’uso della nanotecnologia, la presenza di globuli rossi sulle sue ferite.
NANOTECNOLOGIE - «Finora non sapevamo quanto a lungo si potesse conservare il sangue, né tanto meno come si presentavano i globuli rossi dell’uomo durante l’età del rame», spiega Albert Zink, direttore dell’Istituto per le mummie e l’Iceman dell’Eurac. Lo studio su Ötzi ( i cui risultati sono stati pubblicati sulla rivista Journal of the Royal Society Interface) può determinare secondo i ricercatori una svolta: nella moderna medicina legale infatti non è ancora completamente chiaro come definire con precisione l’età di una traccia di sangue trovata sulla scena del crimine. Le nanotecnologie (grazie alle quali Zink, insieme a Marek Janko e Robert Stark, entrambi ricercatori di scienze dei materiali a Darmstadt, hanno analizzato la microstruttura delle cellule sanguigne e dei più piccoli coaguli di sangue) possono portare a una svolta.
IL SANGUE DELLE FERITE - Il team di ricerca ha esaminato con un microscopio atomico sottili campioni di tessuto prelevati dalla ferita sulla schiena causata da una freccia e da una ferita da taglio sulla mano destra. L’apparecchio analizza i campioni grazie a una punta sottile che percorre minuziosamente le superfici di tessuto e, per mezzo di sensori, ne registra punto per punto la forma. Questa operazione consente di ottenere un modello digitale a tre dimensioni del tessuto. Sulle superfici è stata così scoperta la presenza di globuli rossi con la loro classica forma «a ciambella». Con un’altra tecnologia sofisticata (la spettroscopia Raman) è stato confermato che si tratta di impronte di cellule del sangue e non di polline, batteri o di un’impronta lasciata da altre cellule. Questa tecnica illumina i campioni di tessuto con una luce intensa, grazie alla quale si riescono a identificare le diverse molecole per mezzo di uno spettro di dispersione della luce. Questo metodo ha confermato che i globuli rossi di Ötzi hanno lo stesso aspetto dei campioni moderni di sangue umano.
FIBRINA - Oltre ai globuli rossi, l’analisi ha rivelato tracce di fibrina, una proteina che regola la coagulazione del sangue. «La fibrina», spiega Zink, «emerge nelle ferite fresche e successivamente tende a diminuire. Questo conferma la tesi che Ötzi sia morto subito dopo esser stato ferito dalla freccia e non nei giorni successivi, come era stato ipotizzato inizialmente».

La Juve è campione d'Italia
Esplode la festa scudetto

La festa juventina
 

I bianconeri battono il Cagliari
a Trieste, l'Inter stende il Milan

trieste
È scudetto, dopo sei anni, dopo il purgatorio della B, dopo una cavalcata imbattuta, dopo le paure degli ultimi 90’. La Juve torna a vincere nella trasferta più strana, a Trieste, davanti a un Cagliari non arrendevole ma duro, ostinato, deciso ma anche impreciso. E con l’aiuto a distanza dell’Inter, ironia del calcio.

Scudetto numero 28 per gli albi d’oro, numero 30 per i tifosi bianconeri che rivendicano con orgoglio anche i due titoli tolti per Calciopoli. E «30 sul campo» anche per la società, che ha festeggiato con un video su Facebook.

A Trieste è stata una gara emozionante e tesa, anche per le notizie che rimbalzavano da San Siro e infine la gioia repressa dopo tanti anni si è sciolta in un abbraccio tra giocatori e Antonio Conte, il tecnico che ha dato la sua impronta vincente ai bianconeri. E che stasera sul 2-0 ha esultato prima della fine perchè dal Meazza arrivava la notizia del 4-2 sul Milan dell’Inter, rivale di tante polemiche. Per la «gara della vita» lo stadio «Rocco» non fa il tutto esaurito atteso: tranne che per la curva juventina, gli spalti mostrano ampi vuoti; anche tra i sostenitori cagliaritani la disaffezione, più nei confronti di Cellino che della squadra - è evidente.

Conte ripropone a sorpresa Matri in avanti assieme a Vucinic; a destra al posto dell’infortunato De Ceglie torna Pepe. Ficcadenti prova a mettere insieme un attacco «pesante» con Ibarbo fin dall’inizio assieme a Pinilla. La partita si mette subito bene per i bianconeri, che al 6’ fanno l’1-0 con un lancio lungo di Vidal «alla Pirlo», che scavalca la linea difensiva cagliaritana per Vucinic, che entra in area sul filo del fuorigioco e incrocia basso battendo Agazzi. Il Cagliari cerca di reagire e volonterosamente prova a guadagnare terreno, anche con qualche durezza che Orsato consente. Al 14’ un boato scuore lo stadio al primo vantaggio dell’Inter, ma la Juve non forza il ritmo, pur trovando un paio di occasioni al 16’ con un tiro da 30 metri di Pirlo e soprattutto con una botta di Pepe in area un minuto dopo. Preoccupazione al 22’ per Stefan Lichtsteiner, che crolla a terra dopo uno scontro di testa con Pinilla, senza rialzarsi. Intervengono gli operatori del 118 che lo portano per accertamenti all’ospedale di Cattinara. Il Cagliari si fa coraggio e insiste, ma le sue folate risultano confuse e fallose.

La Juve invece comincia a indietreggiare, facendo temere la fotocopia della gara con il Lecce. Al 45’, quando su Trieste inizia a piovere, Pepe cerca la conclusione bassa a rientrare in area da sinistra ma sfiora il palo. A inizio ripresa il gelo si diffonde sugli spalti alla notizia del raddpoppio di Ibrahimovic e del vantaggio milanista, ma poco dopo lo stadio si enusiasma per il pareggio di Milito, proprio mentre all’8’ Cossu - entrato per dare ordine alla manovra - finisce giù in area a contatto con Chiellini, ma viene ammonito per simulazione. Il nervosismo si trasmette anche sugli spalti, con qualche polemica nei confronti dei dirigenti bianconeri. La Juve a questo punto cerca di chiudere il confronto. Più di tutti ci prova Pepe, che al 12’ tira dopo un appoggio impreciso in contropiede di Vucinic. Il macedone risponde al 19’ girandosi bene in area ma tirando alto. Al 27’ ancora lui scambia con Giaccherini e dall’angolo a girare cerca l’angolino, ma Agazzi salva miracolosamente. Infine, la superiorità tecnica juventina viene fuori con il raddoppio al 29’, grazie alla pressione di Borriello che si trova sulla linea di un cross basso di Caceres da destra e viene anticipato sfortunatamente da Canini, che fa un pallonetto al proprio portiere. Quattro minuti più tardi lo stadio esplode per il 3-2 interista, poi al 4-2 è l’apoteosi, con Conte che non sta nella pelle. C’è tempo per l’ultimo tiro di Conti, ma poi la gioia juventina si scatena al fischio finale, con un’invasione di campo attesa per molto, troppo tempo.

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