martedì 8 maggio 2012

Male Pdl e Lega, trionfano i grillini
Il Pd: noi in crescita, sfida a Palermo

 

L'affluenza è in calo del sette
per cento, Viminale preoccupato
Il Carroccio si consola con Tosi
E il governo non commenta

FRANCESCA SCHIANCHI
roma
Quando, alle tre del pomeriggio, si chiudono le urne e si diffondono i primi exit poll, un dato emerge subito da questa tornata di amministrative: il successo, oltre le aspettative, di Beppe Grillo e del suo Movimento 5 stelle. Oltre a un altro elemento, diffuso dal ministero dell’Interno: affluenza al voto in calo di circa il 7% rispetto alle ultime consultazioni.

«Il centrosinistra è avanti in 17-18 comuni, il centrodestra in otto», interviene in serata il leader del Pd, Pierluigi Bersani, «non è vero che hanno perso tutti, noi siamo avanti», rivendica la tenuta del suo partito, che pure non sfonda. A risultati non ancora definitivi appare sicuramente evidente il crollo del Pdl, escluso dai ballottaggi del 20 e 21 maggio a Palermo, a Genova, a Parma: «Registriamo una sconfitta», ammette il segretario Alfano.

La Lega non arriva al secondo turno a Monza come a Como, sprofonda nel Varesotto dov’è nata, perdendo dopo 19 anni anche Cassano Magnago, paese di Bossi: può consolarsi solo con il trionfo del suo sindaco più amato, Flavio Tosi, come da previsioni già riconfermato ieri a Verona con oltre il 57%. «Non credo che se ci fossimo alleati col Pdl saremmo andati meglio», commenta Roberto Maroni, «il successo di Verona può rappresentare una fase nuova».

Non decolla il Terzo Polo, mentre chi colleziona percentuali a due cifre è il Movimento 5 stelle, che alle sei e mezza del pomeriggio conquista il primo sindaco della sua storia (a Sarego, in provincia di Vicenza, «la prima Terza Repubblica», gongola Grillo) ma soprattutto il ballottaggio a Parma, oltre il 19% al grillino Federico Pizzarotti che si gioca la città emiliana tra due settimane con il candidato del centrosinistra Vincenzo Bernazzoli, a circa il 39%. «Ci vediamo in Parlamento», esulta il comico, scatenato su Twitter.

Rischia di finire al ballottaggio anche il grillino genovese, Paolo Putti, che se la gioca sul filo del 13-14% con Enrico Musso, sostenuto dal Terzo Polo, contro Marco Doria, il candidato uscito vincente dalle primarie del centrosinistra, che viaggia sul 49% e sfiora l’elezione al primo turno. A Palermo, per anni cassaforte di voti del centrodestra, la sfida è invece tutta interna al centrosinistra: si ripresentano tra due settimane agli elettori l’ex sindaco degli anni Novanta, Leoluca Orlando, e il giovane vincitore delle primarie, Fabrizio Ferrandelli, staccato però di circa 25 punti. Complessivamente, dovrebbero essere 18 le città che vanno al secondo turno, mentre si avvicina una vittoria del centrodestra al primo turno a Lecce e Catanzaro e del centrosinistra a Frosinone, La Spezia, Taranto e Pistoia.

Ma un dato che non passa inosservato è quello dell’affluenza: quasi il 7% in meno di votanti rispetto alle precedenti consultazioni nei 768 comuni alle urne, si è passati dal 73,74% al 66,88%, con punte del 10,9% in meno in Emilia Romagna.

«Che ci sia disaffezione verso i partiti e le istituzioni è sotto gli occhi di tutti. Questo desta molta preoccupazione», ammette il ministro dell’Interno, Anna Maria Cancellieri. Il risultato delle elezioni è uno tsunami nel panorama politico, che ridisegna pesi e assetti: tanto da chiedersi se queste fibrillazioni avranno conseguenze sulla vita del governo. «Lo dovete chiedere ai partiti che ci sostengono», evita commenti la Cancellieri, «analisi semplicistiche sul governo, soprattutto quando si tratta di elezioni amministrative, non vanno fatte». Si astiene ovviamente da qualunque commento sul risultato delle urne il presidente del Consiglio, Mario Monti. Andrà avanti con la sua squadra come ha fatto finora, filtra semplicemente da Palazzo Chigi: saranno i partiti che lo sostengono, se vorranno, a prendersi eventualmente la responsabilità di una rottura. Oggi, a un convegno con il commissario europeo Olli Rehn, lui tornerà a occuparsi dei temi economici: debito della pubblica amministrazione verso le imprese e proposte sulla crescita.

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